Fondata nel 2008 con il nome di ZZKO da Chris Xu, inizialmente la sua
produzione era dedicata solo ad abiti da sposa, in seguito iniziò a rifornirsi
presso il grande mercato all’ingrosso di Guangzhou e a rivendere capi di
abbigliamento di ogni tipo nel mercato internazionale, cambiando il proprio
nome in Sheinside.
Ma ciò che ha permesso a questo brand di
arrivare negli armadi degli acquirenti di tutto il mondo e che lo ha fatto
diventare il colosso che conosciamo tutti noi oggi, è stato di certo l’utilizzo
del canale pubblicitario dei social. Dal 2012 infatti, con l’aiuto di varie
sponsorizzazioni via You Tube, Instagram, Tik Tok e Pinterest, dove milioni di
influencer da tutto il mondo propongono capi di abbigliamento alla moda,
indossandoli e vantandone i prezzi bassissimi, il fenomeno Shein ha convinto
chiunque a riempire i propri carrelli virtuali di articoli, e a spendere anche
cifre abbastanza importanti per i propri ordini.
Negli anni, i social media sono stati
bombardati dagli influencer di contenuti d’intrattenimento caratterizzati da
strategie di proposta convincenti e sempre più interessanti. Il tutto è messo
in scena dietro la fotocamera di un cellulare, con lo scenario di una cabina
armadio, o una semplice camera da letto, in cui le influencer con più o meno
seguito, prendono in braccio i propri pacchi giganteschi, e iniziano ad
aprirli, o meglio a fare le unboxing, pacchetto
dopo pacchetto sfoggiando i loro acquisti.
Si parla di video unboxing, o haul videos
- ovvero i video del bottino,
un’altra strategia di creazione di contenuti, in cui ci si presta come modelli
e si indossa ciò che Shein ha inviato, proponendo outfit all’ultimo grido per
ogni target, dagli outfit per il back to
school, a quelli per le vacanze summer
edition, non dimenticandosi di certo delle Christmas holidays, o ancora outfit che riprendono lo stile di
personaggi famosi di film e serie tv.
A indurre all’acquisto, non che al ricercare
continuamente sempre più capi da aggiungere al proprio carrello visti i prezzi
veramente bassi, sono anche le strategie di vendita adottate da Shein, il quale
offre sempre codici sconto da poter utilizzare tutte le volte che si vuole, o
programmi di raccolta punti che permettono agli utenti Shein di accedere ogni
giorno all’app per il check-in dei punti da riscattare entro le 24 ore, così da
aggiudicarsi sempre più sconti vantaggiosi.
Lo shopping su Shein è comodo, e nonostante
all’inizio abbia suscitato uno scetticismo di massa, in quanto chi voleva
acquistare doveva farlo “a scatola chiusa” non avendo la possibilità di poter
provare i vestiti scelti, oggi, pur di acquistare a poco prezzo, tutti sembrano
disposti a fare i propri acquisti seppur non avendo la garanzia che le taglie
scelte o la qualità dei capi saranno soddisfacenti, e soprattutto, accettando i
lunghi tempi di spedizione dell’azienda. Infatti, nonostante la crisi economica
che coinvolse l’intero globo nel 2020 per colpa della pandemia, Shein ha
registrato un aumento del 100% sulle sue vendite con un fatturato di 10
miliardi di dollari, confermandosi come la più grande azienda di moda online.
Il successo di Shein comunque si deve al suo
vasto influencer program, il quale
coinvolge persone note sui social che possono candidarsi autonomamente come
ambassador del brand, o che proprio Shein contatta, servendosene poi per proporre
i suoi prodotti attraverso strategie di sponsorizzazioni, o semplici menzioni
in contenuti in cui i vip indossano i capi consigliandoli al proprio pubblico.
Si tratta di un circolo chiuso in cui gli influencer pubblicizzano il brand,
ricevendo in cambio capi gratuiti o ricompense in denaro, e che allo stesso
modo permette a Shein di produrre e guadagnare sempre di più.
Shein è riuscito così a varcare la soglia di
consumismo del fast fashion e a crearne una nuova, quella dell’ultra fast fashion, caratterizzata da
una produzione veloce e abbondante, basando
il suo successo sui suoi tre punti di forza: il flusso costante di nuovi
prodotti, i prezzi incredibilmente bassi, e il modello di comunicazione user
generated content, che vede gli utenti dei social media, soprattutto
influencer, come i principali creatori di contenuti pubblicitari del brand. Il
meccanismo degli ingranaggi della macchina Shein non è molto diverso da quello
dei social media: è un sistema in continuo aggiornamento basato su algoritmi matematici
regolati dagli interessi di ogni singolo utente, che suggeriscono quindi capi
sempre più affini ai gusti e agli acquisti precedenti di ogni account, e si
aggiornano in base alle nostre preferenze proprio come la home page dei nostri
profili Instagram.
Ad accrescere la notorietà di questo brand
sono stati anche nomi di un certo calibro che hanno collaborato con esso, come
Katy Perry che ha realizzato una linea d’abbigliamento ispirata al suo stile
che da sempre si contraddistingue, per promuovere il suo album.
Senza dubbio però, non possiamo non
considerare l’atteggiamento per niente virtuoso, etico o sostenibile del
colosso Shein nei confronti di ambiente, salute dei propri clienti, e diritti
dei lavoratori. Da anni ormai Shein è protagonista di una bufera mediatica in
cui le sono state rivolte molteplici accuse; ma che ruolo hanno gli influencer
che prestano il loro nome e la loro faccia al marchio cinese, in tutto questo?
E’ chiaro che se da un lato alcuni cercano di
giustificare quella porzione di clientela che sceglie Shein e i suoi prezzi
vantaggiosi, poiché sono gli unici che rientrano nelle sue possibilità
economiche, dall’altro ci si chiede: perché influencer del calibro di Belen
Rodriguez scelgono di acquistare e sponsorizzare Shein, quando potrebbero
benissimo permettersi, e perché no, anche rendere più noti, brand di una
qualità superiore e senza dubbio più attenti alla sostenibilità dei propri
prodotti e ai diritti dei propri lavoratori?
Nell’epoca della woke culture, in cui si è
diventati senza dubbio tutti dei sostenitori di ciò che è politicamente corretto, e si è iniziato a portare l’attenzione sui
diritti umani dei lavoratori, degli animali, dell’ambiente, e della salute dei
consumatori, non si può più far finta di nulla. E’ per questo che oggi noi
vogliamo proporre un’alternativa, una proposta senza dubbio più woke,
eco-sostenibile, e che consideri tutti, lavoratori e consumatori.
Poichè pensiamo che si possa anche influenzare
positivamente, in maniera etica e sostenibile, è bene fare il nome anche di
coloro che nel loro piccolo stanno cercando attivamente di combattere il fast
fashion, Shein e non solo.
Francesca Boni per esempio, è la fondatrice de
Il Vestito Verde, una piattaforma
online che si impegna a far scoprire il mondo della moda sostenibile.
Nel sito è possibile accedere ad un database
in cui sono segnalati e-commerce di moda sostenibile ed etica divisi in
categoria e filtrabile per fascia di prezzo, provenienza, stile, certificazioni
e sostenibilità. Inoltre all’interno del sito è stata anche realizzata una
mappa in cui sono contrassegnati più di 1600 negozi fisici in cui poter fare
acquisti in maniera sostenibile. Il team de Il Vestito Verde, a differenza di
molti altri influencer di tutto il mondo, si è impegnato a rendere il loro
progetto etico realtà, istituendo perfino un blog in continuo aggiornamento
dove vengono pubblicati articoli informativi, e guide su come vendere,
riciclare o donare i propri vestiti, invitando la propria community via social,
ad aderire al loro progetto e a iniziare a comprare sostenibile. Francesca non
avrà il seguito di Belen Rodriguez, ma insieme a tante altre influencer, nel
suo piccolo continua a impegnarsi attivamente per portare avanti il suo
progetto, postando video DIY (Do it yourself) in cui spiega come
convertire un vecchio jeans strappato in una minigonna, o in cui ci mostra
com’è facile e divertente fare shopping nei mercatini dell’usato.
Anche Camilla Mendini, su Instagram @carotilla__ è ormai un’influencer di larghe vedute, in quanto oltre a essere un expat stabilitasi a New York con la sua famiglia nel 2015, è oggi anche founder del brand Amorilla, “un marchio di abbigliamento basato su principi di sostenibilitá ed etica che propone, al posto delle classiche collezioni, Love Stories e cioè Storie d'Amore tessili artigianali, con particolare attenzione verso tessuti sostenibili e tinture naturali” (racconta proprio Camilla nel suo sito https://www.carotilla.com/pages/about#:~:text=Camilla%20Mendini%2C%20alias%20Carotilla%2C%20inizia,argomenti%20su%20Instagram%20e%20Youtube ).
Come ci spiega sui suoi profili social, Camilla attraverso le sfide da lei lanciate ai suoi followers come #5minsshower con cui invita tutti a non fare una doccia più lunga di 5 minuti, o la #1dress7days con cui dimostra come indossare lo stesso capo anche per più di 7 giorni non intacchi lo stile di una persona, intraprendere una vita eco-sostenibile quindi significa semplicemente prendere consapevolezza del proprio impatto sul pianeta, e delle responsabilità che ognuno di noi ha quando fa shopping.
Per questo è importante cambiare prospettiva,
un po’ come ci propongono i tik toker di oggi che ci invitano ad acquistare nei
mercatini del paese anzichè presso le catene di fast fashion, mostrandoci come
sia facile fare decluttering, ovvero fare pulizia all’interno del proprio
armadio, cedendo i propri vestiti dismessi a qualcun altro, o perchè no,
vendendoli anche su Vinted.
Oggi possiamo e dobbiamo avere tutti un
atteggiamento più consapevole, ricordando a noi stessi quanto sia insensato
spendere i nostri soldi comprando capi dalle catene di fast fashion, e tuttavia
essendo perfettamente coscienti di quanto poco potrebbe durare quel capo prima
che si consumi lavaggio dopo lavaggio e finisca per deteriorarsi.
E chissà poi, se finalmente anche gli
influencer di tutto il mondo, inizieranno a influenzare, quindi informare il
proprio pubblico in maniera più etica e responsabile del ruolo che ognuno di
noi ha nella salvaguardia dell’ambiente e non solo.
“Shein: dietro le pailettes degli influencers c’è l’oscurità delle sue fabbriche” articolo di Simona Gautieri e Chiara Gallé in https://www.tio.ch/dal-mondo/attualita/1628058/shein-due-prodotti-giorno-lavoratori-documentario-moda-propri-essere-marchio
“Shein: cos’è e perché bisognerebbe comprare
altro, altrove” di Ilaria Chiavacci in https://www.lifegate.it/shein-cose-ultra-fast-fashion
“Ultra
Fast Fashion: la moda secondo Shein” di Elisa Rizzoli https://www.marketingignorante.it/ultra-fast-fashion/
Camilla Mendini - founder di Amorilla https://www.carotilla.com/pages/about#:~:text=Camilla%20Mendini%2C%20alias%20Carotilla%2C%20inizia,argomenti%20su%20Instagram%20e%20Youtube
Francesca Boni - founder de Il Vestito Verde https://www.ilvestitoverde.com/
I ragazzi andrebbero controllati sui social proprio per evitare che questo smodato consumismo di dilaghi
RispondiEliminaVerissimo
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